Via Balzarini, anziana e disabile bloccati in casa senza ascensore

Ancora disagi nelle abitazioni di proprietà dell’Ater: è guasto da una settimana e la donna, che vive al quarto piano, è stata costretta a saltare due visite mediche

Quando il sole sorge in via Balzarini, nella case cosiddette ‘della Regione’ , nel quartiere di Colleparco, ci si chiede cos’alto ancora potrà accadere in questcomplesso altamente tecnologico ma a quano pare di pastafrolla. Da una settimana infatti, un’anziana e un disabile sono bloccati in casa, al quarto piano, perchè l’ascensore non funziona. La povera donna ieri mattina ha saltato per la seconda volta l’appuntamento nell’ambulatorio ospedaliero per una visita medica, già rimandata perchè impossibilitata a farsi quattro piani ad andare e a tornare, a piedi. 

All’elevatore manca un pezzo  e a quanto si è appreso, chi fa da tramite tra l’Ater proprietaria  e gli inquilini, garantisce da  una settimana appunto che il tecnico interverrà. Quando e con i tempi di chi però non è dato sapere. E stavolta dalla parte publica non si può invocare una responsabilità dei condomini, come accaduto ai primi di dicembre, quando il palazzone rimase al buio perché il gestore aveva staccato il contatore, che è compito di chi ci vive provvedere. 

La manutenzione straordinaria dell’ascensore tocca all’Ater. Ritorna attuale l’intervento della consigliera comunale Cinquestelle, Pina Ciammariconi, che da tempo sottolinea che «il valore del tempo non è uguale per tutti. Quando in casa nostra abbiamo bisogno di riscaldare o far spostare un anziano, un diversamente abile, siamo lesti e interessati a risolvere al più presto“. Possibile che in un ente pubblico come l’Ater questo non sti a cuore? E non è la prima volta in questo condominio alle spalle dell’Università, che invece di svuotarsi ed essere revisionato da capo a piedi, continua a vedere spesso arrivi di nuovi inquilini, ignari di cosa potrebbe aspettarli. Una ragazza madre è stata costretta a lasciare l’appartamento che condivideva con la sua madre, perché il bimbo non poteva vivere con la temperatura registrata dentro casa: 15 gradi è il massimo che si può ottenere per un malfunzionamento della pompa di calore, che d’estate non rinfresca e d’inverno non riscalda. Da due anni è così. La consigliera d’opposizione chiede ancora una volta la riunione di un tavolo al quale si discuta di soluzioni alternative, con Ater e Comune, «perché – dice Pina Ciammariconi – così si evita quello scaricabarile che danneggia solo chi ci vive e ha già le sue enormi difficoltà». E ripensando a quanti milioni di euro pubblici sono stati investiti su questa struttura, non ci resta che piangere, come diceva qualcuno.